ALBERTO BESSON

Arte e artisti dal 1958

Alberto Besson nasce a Crema dove tuttora risiede. Significativi sono i riconoscimenti ottenuti al Castello Sforzesco di Milano ed alla Società Belle Arti di Torino, premi che lo incoraggiano a continuare il proprio percorso artistico iniziato nel 1965. Negli anni 70 l’artista cresce con grande fervore creativo, favorito anche dalla frequentazione degli ambienti artistici milanesi, parallelamente agli studi universitari. Tre sono le personali nel capoluogo lombardo e in breve tempo realizza le prime opere serigrafiche su lastre di alluminio e altri materiali plastici. Dopo un periodo di esperienze diversificate, si laurea in giurisprudenza presso l’università degli studi di Milano e superato un concorso pubblico, ottiene un impiego statale. Ha realizzato cover per volumi di diverse case editrici. Negli anni di carriera ha esposto in più di quattrocento esposizioni dal 1965, in Gallerie d’Arte, Fondazioni e Musei in Italia e all’estero. Nel 2018, fra le tante mostre si ricordano: Saphira & Ventura Gallery a New York; Chelsea Town Hall a Londra; “Vision Board”, Arte come desiderio al Museo MIIT di Torino.

“A cosa serve la natura? non certo a essere rappresentata in arte, sembrano dirci le opere di Alberto Besson, imperniate su un’idea generale della forma che del mondo contempla la dimensione mentale, rifuggendo dalla contingenza delle sue estrinsecazioni materiali. Non che i riferimenti alla fenomenologia della natura manchino del tutto, nei quadri di Besson, spesso spuntando da qualche riporto fotografico. Ma rispetto all’appartata, imperturbabile, olimpica aristocrazia di forme piatte e colori assoluti in perpetua conversazione, la cui compagnia é diventata la prediletta di Besson, anche quei rimandi a oggettività più abituali, che pure la fotografia avrebbe già provveduto a congelare in qualcosa di diverso dal riscontro puramente fisico, riducendone drasticamente la capacità di comunicare qualunque senso di empatia vitalistica, suonano come incidenze occasionali, eventi passeggeri che, anche quando non trascurabili, non sarebbero comunque in grado di modificare il corso generale delle cose. Dovessimo rinvenire delle radici storiche, in Besson, le andremmo a cercare lungo un percorso che avrebbe per tappe obbligate, nella prima parte del novecento, Giacomo balla, Prampolini, Abstraction- Création, proseguendo nel dopoguerra attraverso esperienze in queste senso fondamentali quali il Movimento Arte Concreta o Forma 1. Ma non so fino a che punto un esercizio di questo genere fornirebbe apporti decisivi ai fini del corretto inquadramento critico di Besson. Forse più redditizio, semmai, sottolineare quale sarebbe laspetto più distintivo della sua ricerca rispetto al quel presumibile background, il non accontentarsi, cioé, di stabilire dialoghi destinati al puro piacere dell’occhio servendosi di forme convenute della geometria euclidea, ma di farlo ricorrendo ad altre, ben più imprevedibili, che si formano per articolazione delle più semplici, facendo in modo che i loro contorni diventino insiemi di elementi composti. È la logica dei frattali, ovvero del modo più raffinato con cui la matematica ha ricondotto la sconfinata varietà della natura a un’unità regolatrice. Accorgersene significa ammettere che quella di Besson, contrariamente a quanto sembrava, non é il contrario della natura. è la sua teoria”.

Vittorio Sgarbi